[ita] Sinossi
Dag studiava Giurisprudenza ad Addis Abeba, in Etiopia. A causa della forte repressione politica nel suo paese ha deciso di emigrare. Nell’inverno 2005 ha attraversato via terra il deserto tra Sudan e Libia. In Libia, però, si è imbattuto in una serie di disavventure legate non solo alle violenze dei contrabbandieri che gestiscono il viaggio verso il Mediterraneo, ma anche e soprattutto alle sopraffazioni e alle violenze subite dalla polizia libica, responsabile di indiscriminati arresti e disumane deportazioni. Sopravvissuto alla trappola Libica, Dag è riuscito ad arrivare via mare in Italia, a Roma, dove ha iniziato a frequentare la scuola di italiano Asinitas Onlus punto di incontro di molti immigrati africani coordinato da Marco Carsetti e da altri operatori e volontari. Qui ha imparato non solo l’italiano ma anche il linguaggio del video-documentario. Così ha deciso di raccogliere le memorie di suoi coetanei sul terribile viaggio attraverso la Libia, e di provare a rompere l’incomprensibile silenzio su quanto sta succedendo nel paese del Colonnello Gheddafi.
“Come un uomo sulla terra” è un viaggio di dolore e dignità, attraverso il quale Dagmawi Yimer riesce a dare voce alla memoria quasi impossibile di sofferenze umane, rispetto alle quali l’Italia e l’Europa hanno responsabilità che non possono rimanere ancora a lungo nascoste. Il documentario si inserisce in un progetto di Archivio delle Memorie Migranti che dal 2006 l’associazione Asinitas Onlus, centri di educazione e cura con i migranti (www.asinitas.org) sta sviluppando a Roma in collaborazione con ZaLab (www.zalab.org), gruppo di autori video specializzati in video partecipativo e documentario sociale e con AAMOD – Archivio Audioviso Movimento Operaio e Democratico. Le attività della “scuola di italiano” Asinitas Onlus sono portate avanti con il sostegno della fondazione Lettera 27 e della Tavola Valdese. Il film è stato prodotto da Marco Carsetti e Alessandro Triulzi per Asinitas Onlus e da Andrea Segre per ZaLab. Si ringrazia per la collaborazione al progetto Mauro Morbidelli.
[eng] Synopsis
Giving voice to the Ethiopian refugees living in Rome, the film provides a direct insight into the brutal ways in which Libya, aided also by Italian and European funds, is operating to control the immigration movements of people from Africa. Dag used to study Law in Addis Ababa in Ethiopia. Prompted by the strong political repression he had to face in Ethiopia, he decides to leave the country. In the winter of 2005 he embarks on a tough land journey, crossing the desert between Sudan and Libya. On his arrival in Libya, he is soon caught in a web of violence and criminal activities run by the rackets groupcontrolling the routes through the Mediterranean Sea . He then goes from bad to worse, ending up in the hands of the Libyan police, responsible for a series of arrests and mass deportations Surviving the ordeal he went through in Libya , Dag eventually manages to cross the sea and reaches the Italian coastline. He then arrives in Rome, where he starts attending an informal italian school run byAsinitas Onlus , a first access point for African immigrants coordinated by Marco Carsetti and other volunteers. Here he attends an Italian language course and is given the opportunity to learn basic film-making techniques. This experience inspires him to collect the testimonies of his fellow countrymen who shared the same traumatic experiences, and breaks the silence on the fate awaiting african migrants crossino the country run by Gheddafi.
“Come un uomo sulla terra” is a journey of pain and dignity, through which Dagmawi Yimer voices his memories of unthinkable human suffering to denounce what appears to be a tragic political and humanitarian situation . In this respect both Italy and Europe share responsibilities for this situation and should be made accountable for it.
> in visione su Rai3 [click]
(filmato completo)
> altri link:
http://fortresseurope.blogspot.com/ [ita/spa/fre/eng ...]
Morire di frontiera. Accade da vent'anni lungo i confini dell'Europa. Sono soprattutto naufragi, ma non mancano incidenti stradali, morti di stenti nel deserto come tra le nevi dei valichi montuosi, piuttosto che uccisi da un'esplosione negli ultimi campi minati in Grecia, dagli spari dell'esercito turco o dalle violenze della polizia in Libia. Fortress Europe è una rassegna stampa che dal 1988 ad oggi fa memoria delle vittime della frontiera: 14.679 morti documentate, tra cui si contano 6.328 dispersi.
pd. y si lo tradujéramos...? / e se lo traducessimo...? / what if we translate it...?
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